ZAZIE NEL METRò

ZAZIE NEL METRò

Zazie, ragazzina irriverente, viene lasciata per un paio di giorni dalla madre a Parigi, ospite dello zio Gabriel, che, con grande professionalità, fa la ballerina in un locale notturno.

Il primo giorno, alla mattina, Zazie scappa dalla casa dello zio perché vuole assolutamente vedere la metropolitana. Ma in quei giorni a Parigi c’è uno sciopero e la metropolitana è chiusa.
Zazie si ritroverà a vagare e incontrerà una varietà infinita di figure bizzarre, talvolta ambigue, grottesche, comiche, ritroverà lo zio, tornerà a perdersi, fino a sera.
Un viaggio rapido, di una giornata, nella Parigi di fine anni ’50.

Ci sono frequenti momenti di caos – controllato in maniera puntigliosa – e incertezza che formano scene a tratti assurde, ironiche, surreali ed estranianti.
I dialoghi sono continui, si susseguono rapidi, come gli accadimenti. A tratti mi sembra di assistere a una pièce teatrale, con protagonisti e comparse, con cambi di scena, attese e movimenti che si sviluppano in quadri spaziali ben precisi, dai contorni netti.

Zazie è una bambina cresciuta troppo nel suo sguardo sul mondo, è insolente, non ha filtri nel linguaggio, prova piacere a deridere gli altri e a metterli in difficoltà con le sue domande e il suo punto di vista.
È una figura crudele? No. In Zazie convivono in maniera contratta infanzia e maturità: non ne emerge una in particolare e lei stessa le usa in base alle necessità.

Zazie non è una ragazzina come dovrebbe essere, ci sembra quasi “non umana”. Anche se in rarissimi momenti il suo personaggio ritorna per pochi istanti in una dimensione normale, rapide debolezze compaiono nella storia.
E allora forse non è così distante dalla realtà. È Zazie, e basta.

C’è l’uso di un linguaggio nuovo in Queneau, indiscreto, che rompe ogni schema, una parola che osa, sia nella grammatica, sia nelle parole pronunciate dai personaggi, soprattutto da Zazie.
L’autore ha una profonda consapevolezza della parola letteraria – non a caso è tra i fondatori dell’OULIPO – che poi arriva a frantumare, con termini nuovi, con giochi di parole, con fraintendimenti, con un linguaggio più vicino al popolo, con una continua ricerca che persegue l’innovazione.

Zazie nel metrò, Raymond Queneau, Einaudi, 1959